Wild Side
(Dolmen)
DATI TECNICI: 16:9/ltbx 2.35:1 – DD 5.1 (fra)
“In ossequio alla pratica di riconduzione dell’ignoto al noto, il nuovo film di Sébastien Lifshitz Wild Side (vincitore al Festival Gaylesbian di Milano 2004) è stato definito un «Jules et Jim» del terzo millennio. Il paragone non stride, ma rischia di mettere in secondo piano le modalità di approdo dell’autore alla materia e la sua personalità. Il cinema di Lifshitz si fonda infatti sull’indagine della sessualità e della marginalità, ed è ben conscio di muovere da stereotipie delle identità minoritarie. Ma se nei precedenti La traversée e Presque rien l’attenzione era focalizzata rispettivamente – autobiograficamente – prima su un unico personaggio e quindi su una coppia, l’introduzione del terzo elemento «truffautiano» in Wild Side è l’approdo inevitabile di una progressione tematica che investe oggi anzitutto la sfera dei sentimenti. L’accettazione della sessualità come passaggio primario della costruzione di sé che caratterizzava i film precedenti diviene per la prima volta dato acquisito: ed è oggi la complessità politica di un discorso che mira a sondare anche la percezione esterna, le reazioni dei «normali» a un’identità liberata e i contrasti che essa in loro innesca (esemplare, qui, la posizione materna in tema di pudore) ad interessare l’autore. Che sul piano squisitamente formale ormai mostra una consapevolezza teorica stupefacente nella costruzione del testo: usa l’ampiezza del CinemaScope in senso antifrastico, per restare in equilibrio tra adesione e distanza alla materia trattata, con uno sguardo fatto d’immagini anche forti, ma mai tentato dalle gratuità della trasgressione. In equilibrio plastico tra distanza e adesione. E attenti all’incipit musicale con il cantante «loureediano» Antony: tutto il senso del film è già splendidamente lì.”. (Filippo Mazzarella, Corriere della Sera, 11 luglio 2004).
VOTO: 4
data pubblicazione: 06/2014