Parliamo di cinema, non di consumismo
DVD, Blu-ray o entrambi?
Il cinema in casa è stata forse una delle più intelligenti idee che la natura umana in ambito cinematografico abbia partorito, ovviamente dopo la nascita e lo sviluppo del cinema stesso. Anche grandi registi come François Truffaut avevano intuito gli enormi vantaggi che potevano derivare al cinefilo, allo storico del cinema, a tutti, nel poter vedere e rivedere all’infinito un film nella comodità della propria casa. Con questo non vogliamo assolutamente dire che l’home-video deve sostituire la visione cinematografica… Senza appesantire questa analisi con disquisizioni su cineplex o cinemino di provincia, il fascino che ha e che trasmette allo spettatore la visione in una sala cinematografia è assolutamente insuperabile, una sensazione così forte che solo a pensarci ci dà i brividi…
Lo schermo gigante, il buio completo, il rumore in lontananza dei rulli della pellicola che scorre velocemente… tutto questo la visione casalinga, è lapalissiano, non ce la può regalare. Ma gli strumenti e l’evoluzione tecnologica devono sempre essere giustificati, altrimenti entrambi diventano solo una ricerca spasmodica per ottenere sempre di più, spesso anche se non vi è una reale necessità.
La storia dell’home-video è presto fatta: le videocassette VHS (preregistrate), dopo un primo periodo di sviluppo, arrivarono sul mercato attorno ai primi anni ’80. Inizialmente vi era solo la possibilità di noleggiarle, ma dopo qualche anno anche di acquistarle, per potersi creare così una propria collezione, come già accadeva da anni con gli LP per la musica. Nonostante fosse un sistema inferiore rispetto ai diretti concorrenti, la VHS prese rapidamente quota sul mercato e riuscì ad entrare in tutte le case. La qualità, anche se per i primi anni non creava problemi agli appassionati, era pessima e non rendeva onore alle grandi opere che vi venivano registrate. Il cinefilo sempre più informato chiedeva, se non migliore qualità visto il limite intrinseco del formato, almeno il formato cinematografico rispettato, invece del tristissimo 4:3 con il 40% delle immagini che veniva brutalmente mutilato…
Dopo anni di incessante sviluppo americano, si arrivò alla soluzione di tutti i mali… il DVD, Digital Versatile Disc (tralasciamo il LaserDisc, che era più un formato test per arrivare alla qualità eccellente del DVD).
Ora, dopo dieci anni di pubblicazioni in Italia, facciamo un breve punto della situazione: il parco titoli è ampio e molto soddisfacente, i prezzi sono calati ed ora si possono acquistare edizioni speciali sui 10 €. Nonostante le varie aziende produttrici abbiano un po’ calcato la mano sulla moda delle riedizioni (almeno quelle inutili) una buona parte di storia del cinema è disponibile, per poterla vedere e collezionare. Ma manca ancora tanto, ancora grandi registi rimasti nell’oblìo, edizioni deficitarie di capolavori che aspettano con ansia edizioni speciali restaurate, tanti film che magari sono usciti in Francia ed in Inghilterra ma da noi no… Ma il pericolo è un altro: il Blu-ray. Non pensiamo che potrà affermarsi sul mercato così facilmente come fece il DVD. Gli incrementi qualitativi ci sono, è indubbio, ma a noi puzza troppo di bieca operazione commerciale nascosta dietro al paravento dell’alta definizione, della qualità massima, della perfezione. Ma il mercato del dvd ne risentirà perché se le Major inizieranno a ristampare tutto il loro catalogo in versione “blu” quelle poche speranze che ancora abbiamo di vedere piccoli film indipendenti, capolavori dimenticati o film che esulano dal circuito commerciale, saranno vane perchè questi titoli non saranno mai editati, e tutto questo non deve accadere!
Non abbiamo nulla contro il formato Blu-ray, anzi potrebbe essere ottimo per l’archiviazione dati su computer, ma per il cinema secondo noi questa perfezione assoluta stride un po’, è tutto troppo freddo e si perde inevitabilmente il fascino della pellicola… E’ un formato che invece di cercare di soppiantare il dvd lo dovrà affiancare come è accaduto con l’avvento del Super Audio-CD per la musica. Esiste, c’è un mercato di nicchia, ma il CD è ancora vivo e vegeto. Speriamo che le major non pensino solo al loro facile profitto, visto che stiamo parlando di opere d’arte e che trovino un modo alternativo (ad esempio internet e il digital download) per dare la possibilità a tutti di acquistare un film (che magari commercialmente sarebbe un flop) legalmente!
data: 30/08/2008