Mondo Scamarcio
Il cinema italiano non sa più raccontare l’Italia
Si resta allibiti nel vedere i titoli e le trame dei film italiani che presto arriveranno nelle nostre sale. Una valanga di opere dal solito sapore del trito e ritrito: famigliole alla deriva, giovincelli con la crisi generazionale, società dubbiose, uomini in fuga, destini incerti, improbabili noir, tanti telefonini e una valanga di sms. E’ il cinema italiano di oggi, inutile ma rassicurante, sciatto ma liberale… quel cinema figlio della televisione e delle nuove regole drammaturgiche riscritte per gli spot con Totti e Gattuso.
Grazie all’italian style di questi ultimi anni siamo riusciti a spazzare via qualsiasi forma critica dalla nostra mente. Siamo stati fagocitati da un grande mostro che ha avuto la forza di farci credere più agli smartphone piuttosto che al reale valore della nostra vita. Tutto è stato sminuzzato ben bene per essere poi frullato in quel gran beverone insapore che è la cultura italiana moderna. Oggi basta azzeccare la pubblicità di un dentifricio per diventare opinionisti, scrittori, attori, pittori, registi, sindaci e magari presentare qualche festival di Sanremo. Queste regole hanno generato il caos e nel caos si sa… la mediocrità regna sovrana.
Eccoci giunti alla fine… sprofondati nella stagione più arida del nostro cinema, la famigerata “era Marzulliana”, quel fantastico regno dove tutti sono bravi, dove tutti sono belli, dove gli uccellini cantano e ovunque regnano pace e serenità. La realtà purtroppo è ben diversa, nel nostro cinema si sono estinti gli autori, è svanito l’estro, il buongusto, la cultura, la satira e il punto di vista.
Il cinema italiano mastica miserie, vive di continue fasi out, di storie che si ripetono attraverso attori inutili, mediocri e dimenticabili. Il cinema italiano non sa più parlare dell’Italia, della vera Italia, non quella de “Il medico in famiglia”, ma quella che vive i reali problemi quotidiani. L’Italia che si dimena, che gira a vuoto, che si incazza e non sa perché, l’Italia che usa e che abusa, l’Italia dei contrasti e delle contraddizioni. Nessun autore riesce più a parlare di ciò che è, neanche attraverso una commedia brillante, un film comico o una sagace parodia.
Tutto è banale e semplicistico, il liquame televisivo ha infettato ogni cosa e il cinema italiano senza più anticorpi è nelle mani di cinepanettieri da strapazzo, di un pubblico da happy hour e di commissioni politiche che decidono quali rassicuranti opere prime devono essere sussidiate con i nostri soldi. Il destino è molto chiaro: ieri c’era Accorsi, oggi c’è Scamarcio e domani forse Vaporidis, fragili icone di un movimento ormai alla deriva.
data: 06/09/2007