Il Mereghetti – Dizionario dei film 2017
Un’edizione epocale!
Sarà disponibile dal 3 novembre l’edizione 2017 del celeberrimo Dizionario dei Film di Paolo Mereghetti che, come da tradizione, anche quest’anno ci ha rilasciato una breve intervista.
Ci può illustrare le caratteristiche principali di questa nuova edizione? Ci sono eventuali novità per quanto riguarda la multimedialità del Dizionario?
Quest’anno il Dizionario uscirà in due volumi, quelli delle sole schede (con l’appendice dei titoli con quattro stelle), divisi come sempre tra A-L e M-Z. Questo ha permesso di abbassare notevolmente il prezzo di copertina: anche se arriviamo coi due volumi a 5000 pagine il costo è solo di 40 euro. Ogni acquirente, però, potrà molto facilmente scaricare tutti gli indici in formato digitale sul sito www.baldinicastoldi.it/libri/mereghetti2017/ oppure goo.gl/52tIkC inserendo il proprio indirizzo email e il codice numerico di 9 cifre presente sul bollino Siae. Inoltre Baldini&Castoldi si rende disponibile a stampare e spedire il volume Indici a tutti i lettori del Mereghetti al costo di € 15,00.
Mad Max: Fury Road e The Hateful Eight, due film recenti che hanno letteralmente diviso critica e pubblico e che l’hanno vista coinvolta in feroci critiche sulla rete fino ad arrivare ad offese piuttosto pesanti… Come giudica questo “sottomondo” del web sempre pronto ad offendere ed insultare ma mai a ragionare?
Che dire? Preferisco ignorare gli insulti e cercare di esprimere le motivazioni che mi spingono a dare i giudizi ai film nelle mie recensioni e naturalmente nelle mie schede. Probabilmente i miei detrattori troveranno nelle due schede relative ai film di George Miller e Quentin Tarantino pubblicate sul dizionario altre ragioni per insultarmi, ma se lo fanno (e quindi mi leggono) probabilmente pensano che quello che dico qualche interesse deve comunque avercelo.
In un cinema come quello odierno, in particolare quello americano, dove la “sana follia” creativa e produttiva di un tempo sembra essere stata sostituita in toto dalla ragione del profitto e da un’autorialità sempre più stereotipata, ci sono momenti in cui un critico rischia di perdere “fede” e passione nei confronti della propria professione?
A dir la verità a far «perdere la fede» e soprattutto l’amore nel cinema non ci sono certi film hollywoodiani ma piuttosto certe commedie italiane che sembrano fatte con lo stesso stampo e ripropongono fino allo sfinimento i soliti ruoli e i soliti volti… Per fortuna però l’amore ha avuto salde motivazioni per crescere nei decenni passati e comunque ogni anno ci sono film che rinnovano l’amore e la fiducia nel cinema.
In redazione abbiamo amato alla follia l’ultimo film di Nanni Moretti “Mia madre”, che sembra introdurre un nuovo corso del regista, ovvero una nuova fase più intimista e profonda. Ci può svelare in anteprima la scheda critica?
Mia madre *** (Italia/Francia 2015, col, 107’) Nanni Moretti, Con Margherita Buy, John Turturro, Giulia Lazzarini, Nanni Moretti, Beatrice Mancini, Stefano Abbati, Enrico Iannello, Anna Bellato, Tony Laudadio, Lorenzo Gioielli, Renato Scarpa, Camilla Semino Favro. # Mentre Margherita (Buy) sta dirigendo un film di cui non è molto soddisfatta, la madre Ada (Lazzarini) viene ricoverata per una grave malattia e l’arrivo dell’attore americano Barry Huggins (Turturro), che non si ricorda mai le battute, non migliora certo l’atmosfera sul set. Finita la storia con l’attuale fidanzato (Ianniello) Margherita deve subire le rimostranze della figlia tredicenne Livia (Mancini) che non ne vuol sapere del latino e dell’ex marito (Abbati) che le rifaccia senza giri di parole il suo egoismo e il suo disprezzo per gli altri. Per fortuna il fratello maggiore Giovanni (Moretti) ha scelto di lasciare il lavoro per stare vicino alla madre, ma i medici dicono che devono prepararsi al peggio. Affidando il proprio alter-ego cinematografico a un altro da sé, Moretti abbandona le certezze che avevano fatto l’orgoglio (e la superbia) dello «splendido quarantenne» per confessare dubbi e incertezze anche private con una sincerità insospettata, spinto anche dalla perdita della madre cui era molto legato. Sceglie uno stile di riprese volutamente sottotono, mescola tempi e modi del racconto (dove passato e presente si intrecciano a realtà e sogni) e cambia radicalmente il tono dei suoi film precedenti costringendo lo spettatore a interrogarsi sulla verità di un racconto che procede per «accumulo» di personaggi e situazioni. E che sposta il baricentro del film verso l’introspezione e la confessione. La sceneggiatura – firmata dal regista con Francesco Piccolo e Valia Santella, da un soggetto cui avevano lavorato anche Gaia Manzini e Chiara Valerio – non manca di frecciate e ironie, come la squallida «dolce vita» che l’attore americano insegue lontano da ogni «grande bellezza» o le pose da regista che Moretti fa mutuare alla Buy da se stesso (comprese le ossessioni brechtiane sul personaggio-attore), ma a prendere il sopravvento è un disincanto struggente e malinconico, dove finisce per essere più importante la coscienza dei propri limiti che non il dramma incombente della morte. Perché è proprio a partire dalla finitezza umana della genitrice che il film (e Moretti) si interrogano sulle proprie azioni, le proprie scelte, i propri atti. Con un bilancio lontanissimo dal trionfalismo passato e con un’apertura sul futuro («Al domani» sono le ultime parole del film) che promette molto. David di Donatello alla Buy (attrice protagonista) e alla Lazzarini (non protagonista). In colonna sonora molte composizioni di Arvo Pärt, di Ólafur Arnalds e Arnór Dan e Baby’s Coming Back to Me cantata da Joe Cocker e Famous Blue Raincoat da Leonard Coen.
Si vocifera che l’edizione 2017 sarà memorabile per la quantità di lavoro svolto da lei e dai suoi collaboratori in merito alla correzione e alla revisione di numerose schede, soprattutto per quanto riguarda i giudizi. Escludendo Vestito per uccidere – che sappiamo essere passato da **1/2 a **** – quale altro film importante del passato ha avuto questo tipo di rivisitazione critica?
Il lavoro di revisione è stato davvero ampio e impegnativo, e non solo per i film che – a una visione più distaccata – hanno meritato di passare a quattro stelle, ma anche per i film piccoli o piccolissimi le cui schede risultavano ormai troppo stringate o sbrigative (e che magari hanno mantenuto i giudizi già espressi in passato ma con un corredo di informazioni e riflessioni critiche molto più ampio). Senza voler essere esaustivo, posso anticipare che sono saliti a quattro stelle, saltando da un regista all’altro, Crimini e misfatti di Allen, Una moglie di Cassavetes, Il corvo e I diabolici di Cluzot, Scarface di De Palma, Le lacrime amare di Petra von Kant di Fassbinder, L’uomo che uccise Liberty Valance di Ford, La volpe di Powell e Pressburger, Stalker di Tarkovskij, La signora della porta accanto di Truffaut, C’eravamo tanto amati e La terrazza di Scola, Ovosodo di Virzì. Ma ci sono anche molti film mai schedati che sono entrati nel dizionario con il massimo dei voti: a voi scoprirli.
È cambiato (ed eventualmente in che modo) il suo modo di giudicare il cinema negli ultimi anni? Pensa di essere più o meno indulgente rispetto al passato? Se ha notato questo cambiamento, lo ritiene più per una sua maturazione personale o perché il cinema stesso è cambiato?
Spero di essere cresciuto criticamente in questi anni, abbandonando un po’ di «giovenil furori» ma soprattutto imparando a collocare i film meglio all’interno del loro momento storico (il che pretende sempre un po’ di distacco, anche cronologico) e con un maggior equilibrio critico, senza farmi abbagliare dalle prodezze tecniche, dai riferimenti cinefili e senza aver paura dei sentimenti che i film hanno il diritto di accendere. E senza mai dimenticare che il critico è «al servizio» dell’interpretazione dei film (anche per stroncarli) e non deve mai usarli per costruire un monumento a se stesso. Come vedo fare spesso da troppi colleghi.
La casa editrice Baldini&Castoldi (www.baldinicastoldi.it) ci ha comunicato l’elenco delle presentazioni del Dizionario:
09/11/2016 – 18.00 Feltrinelli Duomo Milano con Pif e Piera Detassis
10/11/2016 – 18.00 Libreria dell’Arco Reggio Emilia, Via Emilia Santo Stefano 3 con Roy Menarini
11/11/2016 – 18.00 Coop Bologna, Via degli Orefici 19 con Gian Luca Farinelli e Goffredo Fofi
22/11/2016 – 18.00 Circolo dei lettori Torino, Via Bogino 9 con Alberto Barbera e Giulia Carluccio
30/11/2016 – 18.00 IBS Libraccio Roma, Via Nazionale 254-255 con Carlo Verdone e Fabio Ferzetti
15/12/2016 – 21.00 Circolo dei Lettori Novara, Complesso Monumentale del Broletto, via F.lli Rosselli 20 con Roberto Manassero
Intervista di Cristian Spazzoli
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Ringraziamo Paolo Mereghetti per la disponibilità, Chiara Moscardelli e Chiara Crosetti dell’Ufficio Stampa Baldini&Castoldi.
data: 27/10/2016