Cronache dalla sala – La crisi del cinema
Una prima resa dei conti.
Anche per il cinema sembra essere arrivata la famigerata lunga ombra della crisi economica. Conti alla mano, sempre meno persone affollano le sale.
I cinepanettoni non fanno più il botto, le produzioni americane piacciono di meno, le pellicole d’autore interessano poco e il cinema di casa sembra aver già esaurito l’attrattiva per i suoi derivati televisivi. I dati parlano chiaro, nel 2011 una riduzione di circa l’8% (10 milioni di persone in meno) e per i primi mesi del 2012 il trend negativo continua la sua infausta marcia al ribasso.
Dove sono andati o meglio, dove stanno andando, questi milioni di potenziali spettatori?
Spesso si parla di un cinema americano con scarse produzioni e con poco appeal, ma dati alla mano lo si fa a sproposito perché il fantascientifico “L’alba del pianeta delle scimmie” che in Italia è stato un flop da 3,3 milioni in Francia di milioni ne ha incassati 23, in Inghilterra 24 e in Spagna 14. Così come “Tin Tin” di Steven Spielberg che in Italia ha raggiunto i quattro milioni scarsi mentre in Francia ne ha realizzati addirittura 40.
“Crisi economica o riscoperta delle sagre paesane?”
Un’altro dato particolarmente significativo è rappresentato dal fatto che il 30% di tutto l’incasso della scorsa stagione è generato da appena una dozzina di film contro il rimanente 70% che viene spartito da almeno 350 pellicole.
“Crisi economica o surplus di cinema sciatto e incolore?”
Perché una volta tanto, invece di affidarci alle tabelle e ai grandi numeri non proviamo a chiederci perché sulle riviste di settore (cartacee e on-line) si continuano a leggere annunci eclatanti del tipo “Weekend ricco di uscite al cinema con ben quindici novità, da Ghost Rider a E’ nata una star?, da The Raven a Paranormal Experience”!
“Il cinema è in calo per colpa delle crisi o per colpa dei suoi valori produttivi?”
Quel senso di agorà costruito con l’avvento delle multisala è ora vissuto con meno empatia, il mare magnum di prodotti da cinema soddisfa sempre meno e forse il pubblico comincia a sentire il peso della ripetitività e della pochezza. Si persevera con stagioni cinematografiche senza sosta nella continua promessa di sfavillanti capolavori, ma di anno in anno i titoli meritevoli sono in perenne decrescita. E così, in periodi di vacche magre, la gente aguzza il buon senso e ci pensa due volte: se è vero che ora ai costosi popcorn preferisce di gran lunga le patatine del supermercato è anche vero che all’ennesimo horror reality bufala preferisce il digitale terrestre di casa o magari un’uscita fuori porta.
Rispetto a questo calo le Major si trovano impreparate, senza nessun vero progetto all’orizzonte si affidano alla sorte sperando che da qualche cilindro sbuchi un miracoloso “Avatar” pronto a soddisfare la loro cupidigia. Con la testa infilata sotto la sabbia gli attuali capitani d’industria continuano a comprare spazi pubblicitari e metri quadri di Croisette per non affrontare la domanda forse più scomoda per loro, ovvero: “che cosa abbiamo fatto in tutti questi anni per il nostro pubblico?”.
data: 26/03/2012