Cronache dalla sala – Avengers, amico supereroe
“Com’è sovrumano Lei!”
Dall’inizio degli anni Sessanta la famosa casa editrice americana Marvel Comics raccontava di supereroi con super problemi. C’era la guerra fredda, il Vietnam, lo sbarco sulla luna, la paura del conflitto nucleare… e i nostri amletici eroi tramutati dall’infausto destino in uomini eccezionali si trovavano a fronteggiare, attraverso uno speciale potere acquisito, gli astuti criminali che minacciavano l’instabilità del mondo. Alla base di ognuno c’era sempre una forte connotazione psicologica, un profondo conflitto interiore che aveva il chiaro intento di farci appassionare alle loro vite. Erano speciali ma profondamente umani, indistruttibili ma fragili, sovrannaturali ma fortemente terreni.
Chi sono quegli stessi supereroi di un tempo che oggi vediamo svolazzare di palo in frasca negli schermi delle nostre sale? Perché ci appassionano ancora tanto, ma soprattutto, che cosa vogliono raccontarci con le loro eroiche gesta?
I tempi passano e i supereroi cambiano, o meglio, si trasformano e si plasmano in qualcosa di nuovo. Mutano i timori, variano le ossessioni e i nostri paladini si aggiornano alle paure del presente. Nell’ultimo film “The Avengers” di Joss Whedon oltre agli spettri dell’undici settembre, c’è tanta paura per uno Stato debole, disarmonico e fuori controllo.
Il monito è chiaro: che cosa sarebbe l’America se le super forze che gestiscono gli equilibri del paese (eserciti, servizi segreti e compagnia cantante) entrassero in conflitto tra loro per colpa magari di qualche infido Jago? Il timore del caos e della perdita di controllo è una vera e propria paura atavica per il paese a stelle e strisce che fino a qualche tempo fa si sentiva coeso ed inespugnabile. L’America ha bisogno di consenso, il cinema non sarà certo la panacea per risolvere il problema, però un piccolo aiutino lo può sempre dare.
In periodi di guerre impopolari non si può certo generare sciovinismo buttando in campo eserciti bellamente armati come si faceva un tempo, il patriottismo su grande schermo ora lo si sublima attraverso mantelli svolazzanti, tutine attillate, effetti speciali e mutandoni colorati. All’interno dello SHIELD, roccaforte e quartier generale del super gruppo di Vendicatori, si cercano di risolvere i conflitti straordinari per favorire la pace degli esseri ordinari. Un organo super partes con licenza di dare mazzate a destra e a manca è più che necessario per un popolo minacciato da forze oscure non ben identificabili.
I poveri umani, autentica “carne da cannone”, sono veri e propri minus habens che non capiscono ma si adeguano e per tutta la durata del film fuggono disperati cercando di evitare in slalom le infinite scariche esplosive che vengono gettate contro di loro.
Ma la prima battaglia è vinta, i paladini del bene ce l’hanno fatta per ora… chissà se il popolo è pronto a riconoscere il valore dei nostri eroi, chissà se l’opinione pubblica è degna di apprezzare l’operato del reparto speciale capitanato da Nick Fury… ma soprattutto… “lo SHIELD esiste veramente”?
Per noi spettatori la risposta è chiara, lo SHIELD non solo esiste, ma è la cosa più fica del mondo specie quando a un certo punto, nel bel mezzo della vicenda, rinviene i prototipi e i progetti di pericolose armi di distruzione di massa che il malvagio Loki aveva preparato in vista dell’imminente conquista galattica.
Si può fare un innocuo film di regime nella nazione che detiene ed esporta il copyright della democrazia?
Sicuramente sì, e “The Avengers” ne è un simpatico esempio.
data: 06/05/2012