dal 1999 testimone di un’evoluzione

Quentin Tarantino ha detto “sarebbe stato meraviglioso dirigerlo”, il film del grande regista giapponese Kinji Fukusaku (che gli diede il riconoscimento mondiale) sconvolse nel 2000 il cinema, vincendo premi in tutti i festival a cui partecipò, un grande film allora, ancora più grande ora… dopo 24 anni possiamo affermare che ha superato decisamente la prova del tempo! “Giappone. La società è travolta da una crisi economica e sociale senza precedenti. 42 studenti sono stati selezionati per partecipare al programma annuale Battle

“Un’assurda legge ancora in vigore in Italia impedisce a Giovanni, figlio non riconosciuto alla nascita, di sapere l’identità dei suoi genitori biologici prima del compimento del suo centesimo anno di età. Per riuscire ad attirare l’opinione pubblica, la sua unica speranza è ottenere la complicità di Gustavo, unico centenario non riconosciuto alla nascita in vita. Il solo che avrebbe il diritto di avvalersi di questa normativa ma che sembra non aver alcun interesse a farlo. Il più bel secolo della

“Bruno, detto il "Re della Strada", ripara proiettori cinematografici ed è in viaggio lungo il confine interno della Germania; Robert, alias "Kamikazen", è uno psicologo in fuga dal proprio passato. Quando Robert precipita con la sua vecchia auto nel fiume Elba, viene ripescato da Bruno. Questo è l'inizio del loro viaggio insieme attraverso una terra di nessuno.”

Olivier Hermanus, regista del film: “Anche se si potrebbe pensare che solo uno sciocco si assumerebbe il compito di reimmaginare Vivere, il capolavoro umanista del maestro del cinema Kurosawa, io ho colto al volo questa opportunità. Ho sentito la necessità di raccontare una storia sulla vita e sul valore delle semplici tracce che man mano lasciamo nel corso della nostra esistenza. In un mondo dominato dalla fama e dalla gratificazione istantanee, dall’ossessione per la devozione e l’adorazione eterne, sentivo la

“Film leggendario, mitizzato e invisibile, quasi inedito in homevideo (in rete si trovava a fatica la registrazione di un vecchio Fuori orario o un riversamento del pessimo e incompleto dvd giapponese), ma anche film impopolare e per pochi, forse inguardabile tutto di fila (dura tre ore e quaranta minuti), La Maman et la Putain di Jean Eustache viene distribuito restaurato nelle sale italiane. Girato nel maggio 1972, Gran premio della giuria a Cannes 1973, ha per protagonista Alexandre (Jean-Pierre Léaud), un trentenne parigino nullafacente

“Il castello invisibile è una storia commovente e incoraggiante di passaggio all'età adulta; è una pellicola onesta non solo nel confronto con il bullismo ma anche nella disamina di tematiche quali l'amicizia, l'identità e l'integrazione, e di sentimenti come il dolore, l'incomprensione e la compassione. Il realismo appena accennato eppure agghiacciante delle angherie subite - in particolar modo nel flashback su Aki - dai protagonisti è filtrato attraverso la lente – anzi, attraverso lo specchio – del regno incantato. Quello

“Non fatevi sfuggire questo film: è la più bella sorpresa di questo inizio di stagione, prima che entrino in campo i colossi veneziani. È vero che è un film d’animazione (a passo uno, con i pupazzetti, come quelli di Wallace e Gromit) ma qui non c’è niente (o quasi) da ridere, piuttosto c’è la malinconia e la delicatezza con cui il regista ricostruisce la storia dei suoi nonni, emigrati all’inizio del secolo dal Piemonte alla Francia. Ughetto come lui, la

“La coscienza di un uomo è il suo bene più prezioso. Quello che gli uomini non sanno, però, è che le loro coscienze abitano un mondo parallelo al nostro. E se le cose da noi non vanno granché bene, non è che di là, nel Mondo Altro, si stia meglio. Le coscienze sono scoraggiate, demotivate, inascoltate. Tutte, tranne una. Otto è la migliore coscienza d’Italia perché Filippo, il suo ‘protetto’, lo segue ciecamente, garantendogli punteggi clamorosi. Almeno finché, alla vigilia

“Cesare Pavese parlando del romanzo “La bella estate” lo descrive come la storia di “una verginità che si difende”. Nel film forse ora è divenuta è la storia di una “verginità che si trasforma”. È la storia di un corpo, quello di Ginia, che cresce, desidera, vuole esser visto e amato. La storia di qualsiasi donna che entra nell’età adulta, in qualsiasi epoca in qualsiasi luogo. Il meraviglioso sguardo “femminile” di Pavese sul mondo, sui desideri, sull’amore e sugli uomini

“Sardegna oggi. Rudy è un malavitoso del tutto privo di scrupoli. La sua unica regola di vita è la sopraffazione che esercita sia con l'intimidazione raccogliendo il pizzo dai ristoratori, sia con la violenza fisica. Un giorno si trova a doversi occupare, dopo un lungo ed indifferente distacco, della figlia che è affetta da una malattia neuro degenerativa. Il rapporto tra i due è di freddezza e disprezzo anche se Rudy sembra volersi occupare della sistemazione della ragazza in una