dal 1999 testimone di un’evoluzione

“Il disagio urbano e contemporaneo secondo Olmi. Un certo giorno è un film che si muove in linea con il resto del cinema olmiano, che è un’analisi sull’esistenza racchiusa nella dicotomia dei concetti di “inizio” e di “fine”. Estratto del booklet interno.

Sono passati ben 36 anni dal primo film, quel Top Gun un po’ reazionario e molto reaganiano e con un sottofondo machista tipico dei military movie degli anni Ottanta. Non lo abbiamo mai considerato un capolavoro, ma semplicemente un film discreto e divertente con un sapiente dosaggio dei vari elementi e con grandiose scene d’azione aeree sui cieli americani. Tom Cruise, in uno dei personaggi più importanti della sua carriera, ha sempre dichiarato che avrebbe fatto un sequel di Top

“Masashi Ando confeziona un buon film di debutto in cui unisce l'esperienza ottenuta allo Studio Ghibli in film come La principessa Mononoke all'approccio realistico del suo amico e collega Hiroyuki Okiura. Il risultato è un film inaspettatamente tranquillo, per certi versi privo del pathos e dell'epicità che ci si sarebbe potuti aspettare, ma che preferisce concentrarsi sulla crescita del rapporto genitoriale tra Van e Yuna e sulla ricerca di una cura da parte di Hossal. A condire il tutto una direzione artistica

Leonardo Ferri, pittore di successo, ha perso l’ispirazione. Per ritrovare la sua vena creativa convince Flavia, sua amante ed agente, ad affittare un’antica villa veneta immersa nella natura. In una delle pareti dell’abitazione Leonardo scopre il ritratto di una giovane donna, oramai sbiadito dal tempo. Gradualmente comincia a ritrovare l’ispirazione, ma diventa sempre più ossessionato dalla storia della ragazza del ritratto, una contessa che abitava nella villa con la madre, uccisa misteriosamente durante la seconda guerra mondiale. Intanto, strani fenomeni

“Quindici anni vissuti di rincorsa, pieni zeppi di case, di divani, di strade, di cortili, di muretti, di facce, di giorni, di notti. Ora non resta che il ricordo, che come un “ovosodo”, non va né su ne giù!!!”

Dal regista Roger Michell, autore di commedie romantiche come Notting Hill, Le Week-End e della commedia storica Il ritratto del duca, arriva - proprio nell’anno della sua morte, l’8 settembre 2022 - questo bellissimo documentario dedicato alla regina Elisabetta, uscito postumo perché il regista di origini sudafricane è deceduto nel 2021 a soli 65 anni, al cui riguardo lui stesso dichiarò: “Non è necessario essere monarchici per abituarsi all’icona della Regina. Il tempo e il mondo ruotano vorticosamente come tifoni

“In un mondo del cinema italiano sempre più anodino Laura Samani ha il coraggio di lavorare e ragionare sul corpo, vivo e pulsante o cadavere che esso sia. Esibisce le secrezioni e la perdita di fluidi di una donna che ha partorito con sofferenza da pochi giorni, e non ha neanche timore di mostrare il corpicino della sua figlia senza nome, con un effetto speciale che probabilmente creerà molti problemi a una parte degli spettatori ma è in profondità la

“C’è una e una sola forza in cui Baz Lurhmann crede: la forza del falso. Lo spettacolo, grande e magnifico, è solo il suo luogotenente, il territorio in cui il falso trova la sua massima espressione e quindi il massimo della sua capacità di arrivare a dire qualcosa di reale. In Elvis, che è uno dei suoi film migliori, riesce di nuovo a superare la realtà dei fatti e del racconto (che pure è presente), fino ad approdare in una

L’estro creativo del regista d’anime giapponese Mamoru Hosoda si sta affievolendo? Dopo i suoi primi tre capolavori, La ragazza che saltava nel tempo, Summer Wars e Wolf Children, e dopo aver interrotto la collaborazione con il suo storico sceneggiatore ha creato opere sì interessanti, sì piacevoli ma secondo noi senza il guizzo vincente. The Boy and the Beast era un film di formazione non particolarmente originale, Mirai una graziosa riflessione sul rapporto tra fratelli e poi è arrivato questo Belle,

Opera prima dell'islandese Valdimar Jóhansson, Lamb è un curioso esperimento, non completamente riuscito, ma che a tratti affascina e appassiona. Lo stile è decisamente ieratico, i dialoghi sono ridotti al minimo e la riflessione è risaputa ma l'opera ha quel qualcosa che ti attira, ti tiene in tensione, peccato per il finale non all'altezza delle premesse. Forse troppo influenzato dal The VVitch di Robert Eggers, Jóhansson ha comunque la stoffa per dire qualcosa di nuovo nel genere, speriamo di vedere