Ermitage e D Cult, il grande cinema classico
Intervista esclusiva al direttore editoriale Piero Di Domenico
Diamo il benvenuto ad Ermitage e D Cult ed al direttore editoriale Piero Di Domenico per questa esclusiva intervista DVD italy webzine. Ci presenti la vostra storia editoriale, l’evoluzione che parte dai primi titoli che fecero discutere gli appassionati fino ad arrivare alle nuove linee editoriali di Ermitage distribuite da Medusa Video e del marchio D Cult distribuita da CG Home Video.
Il marchio Ermitage è nato in campo musicale più di 20 anni fa, nel 1992, e sin dall’inizio si è occupato di musica classica, in epoca ancora predigitale, su un palcoscenico mondiale, con distribuzioni in Australia come in Corea, in Europa come negli Stati Uniti. Agli inizi del 2000 le prime uscite anche in Dvd in partnership con la Klf, con edizioni quasi pionieristiche ma davvero poco curate e con materiali di pessima qualità. Dopo qualche anno i nuovi proprietari del marchio hanno chiamato me, che insegnavo e insegno tuttora cinema e multimedialità al Dams dell’Università di Bologna, per sviluppare una politica editoriale sempre legata alla storia del cinema, ma improntata a un ben diverso rigore scientifico. Così è iniziata la distribuzione con Terminal Video, poi quella sciagurata con Exa, che ha mal compreso la nostra linea editoriale, portandoci in modo insensato verso la grande distribuzione, e che dopo la sua chiusura ci ha lasciati per molti mesi in una situazione di notevole difficoltà, sino a quando non abbiamo stretto nuovi accordi con Medusa per il marchio Ermitage, con tutte novità mai uscite prima, e con CGHV per il nuovo marchio D Cult, che ha raccolto parte della nostra library precedente, oltre a molte novità.
Date ampio spazio al cinema classico ed al cinema muto, scelta rischiosa e meritoria, soprattutto per il nostro mercato. Può raccontare ai nostri lettori i vari passaggi produttivi, dalla scelta del titolo fino ad arrivare al dvd sugli scaffali?
Noi perseguiamo una linea editoriale ben precisa, che peraltro in Italia è pressoché isolata, quasi una voce nel deserto, a differenza di quanto accade in altri Paesi, che lavora sistematicamente su autori, temi e periodi, non limitandosi all’acquisizione di pacchetti già preconfezionati da altri. Molto spesso, trattandosi di materiale raro e prezioso, ci troviamo di fronte a percorsi irti di difficoltà. Il nostro obiettivo è sempre quello di trovare i migliori materiali possibili ma a volte i titolari dei diritti non dispongono dei materiali necessari. E’ molto frequente quindi il caso che, dopo aver tanto penato per trovare gli aventi diritto dei film che ci interessano, questi non abbiano le versioni italiane (e a volte nemmeno le originali). A questo punto parte un’altra ricerca, quella dei materiali, che non sempre sono stati restaurati o che richiedono costi di restauro improponibili per noi soli, a meno di non vendere il Dvd a prezzi esorbitanti, che è contrario alla nostra logica editoriale. Tanto è vero che molti restauri ormai sono possibili solo con la partecipazione di vari soggetti internazionali, come ho verificato nella mia esperienza parallela alle Edizioni Cineteca di Bologna, di cui ho avviato il catalogo home video. L’intento di Ermitage va proprio nella direzione di una maggiore qualità, come dimostrano le uscite di numerosi capolavori in versione restaurata, o come testimonia il fatto che siamo stati scelti dalla Fondazione Murnau o da ARTE France come partner per l’Italia, o ancora gli accordi di collaborazione con le facoltà di cinema di alcune prestigiose Università italiane. E’ proprio la passione comune che ci ha portato a un dialogo continuo con gli acquirenti dei nostri Dvd, che sono appassionati e competenti proprio come lei, e a cui cerchiamo sempre di spiegare – non essendo essi tenuti a conoscere le enormi difficoltà che si incontrano in un terreno così delicato – i perché di talune scelte, riferite soprattutto al passato. Debbo però dire che ogni volta che abbiamo la possibilità di spiegare le nostre ragioni, abbiamo sempre incontrato grande comprensione e attenzione, e tenga conto che riceviamo centinaia di mail, telefonate o lettere la settimana, che ci chiedono chiarimenti, spiegazioni o delucidazioni, a cui puntualmente rispondiamo, come potrà confermare chiunque ci abbia contattato.
In alcune nostre recensioni abbiamo evidenziato alcuni problemi riferiti alla qualità, soprattutto al Bandito della Casbah, Detour – Deviazione per l’inferno, Freaks ed a Ricco e strano. Cos’è successo in fase produttiva a causare problemi a questi titoli?
Per cominciare, direi di vedere il bicchiere mezzo pieno: su oltre 200 dvd usciti 3 o 4 rilievi costituiscono un’ottima percentuale, specie tenuto conto dell’estrema fragilità dei materiali. Ovviamente vorrei evitare che le nostre edizioni si ritrovassero appiccicate il marchio esecrabile della scattosità, che non è affatto – è bene ribadirlo – una nostra caratteristica, ci mancherebbe. E’ vero che in rarissime occasioni, lo ribadisco, ci sono stati problemi presenti nei master professionali che ci vengono forniti e su cui a quel punto noi non possiamo più intervenire in fase di postproduzione, a meno che non siano davvero insostenibili perché in quel caso preferiamo bloccare tutto. Faccio un esempio proprio riguardo uno dei titoli citati, “Il bandito della Casbah”: se si va a vedere la prestigiosa versione Criterion, che ha usato il nostro stesso master, si vedrà – io ce l’ho e questa verifica l’ho fatta – che ha qualche sbavatura esattamente come la nostra. Ho già avuto modo di discuterne con un nostro acquirente, a cui ho spiegato questa cosa, e lui mi ha risposto dicendo: “Ma in rete nessuno ha parlato del problema dell’edizione Criterion”, come se questo fosse un argomento probante. Ripeto, trattandosi di materiali così delicati, nonostante le mille cautele adottate dal nostro staff tecnico guidato dall’appassionato Franco Tamoni, ogni tanto qualche inconveniente può capitare, ma la nostra tensione è sempre verso il miglioramento. Nel caso di “Freaks”, ad esempio, stiamo attendendo per fine anno del materiale restaurato con le ultimissime tecnologie e con alcuni materiali di partenza in condizioni migliori di quelli usati come base sino a ieri.
Un’altra critica che abbiamo esposto tramite le nostre recensioni tecniche è legata ai contenuti speciali: come mai i vostri titoli ne sono sempre privi, a parte casi isolatissimi? Avete in programma qualche novità per accontentare i cinefili italiani?
Il motivo, purtroppo, è molto semplice, come ho avuto modo di spiegare in varie occasioni ad autorevoli studiosi internazionali come Jonathan Rosembaum, Alain Bergala o Peter von Bagh, con i quali ho lavorato come curatore del premio “Il Cinema Ritrovato – Dvd Awards”, dove erano giurati, uno dei più importanti premi al mondo legati alle edizioni in dvd di film del passato. I contenuti speciali per film di epoche in cui i backstage non venivano realizzati ad hoc come accade oggi, hanno quasi sempre costi molto ingenti, perché nascono anch’essi da ricerche e studi cinematografici, pari a volte ai costi per l’acquisizione dei diritti o dei materiali. Quindi, semplicemente, non ce li possiamo permettere perché dovremmo avere il prezzo di un’edizione Criterion ma in un mercato come quello italiano, che nel settore legato al cinema del passato ha cifre quasi ridicole. Senza trascurare, e faccio un caso concreto, che in Francia, dove anche noi operiamo perché abbiamo una sede anche a Parigi, Carlotta, uno dei migliori editori al mondo, per lavorare sul recupero di 3 film di Borzage, ha avuto più di 70.000 euro dal CNC, al quale abbiamo anche noi sottoposto un progetto che speriamo sia accolto. Ci hanno chiamato dopo la richiesta, abbiamo parlato con il funzionario che ci è stato assegnato con sorteggio e poi ci ragguagliano costantemente sull’andamento della pratica. In Italia sarebbe un’impresa persino parlare con il centralino dell’ente corrispondente al CNC. Per questo, a meno che non ci vengano forniti bonus video all’interno di un contratto di acquisizione, preferiamo presentare delle schede di approfondimento gustose senza essere troppo specialistiche realizzate da quegli studenti universitari che costituiscono anche una buona fetta di coloro che sono interessati a quello che facciamo. Qualche cosa però faremo anche in questo senso, utilizzando sempre meno schede testuali e sempre più elementi multimediali.
Critica più veniale ma allo stesso tempo importante per i collezionisti: nelle prossime edizioni sarà possibile avere dvd più curati nei menù e soprattutto nelle fascette della linea D Cult? Perché non seguire l’ottima soluzione adottata da altre aziende italiane, cioè quella di inserire la fascetta italiana dell’epoca, piuttosto che queste attuali, troppo austere e (secondo noi) con pochissimo appeal per il pubblico?
Ovviamente siamo aperti a qualsiasi critica, ci mancherebbe, ma non sono così d’accordo che sia un segno di austerità cercare di utilizzare foto d’epoca rare e preziose come cerchiamo di fare noi, piuttosto che le vecchie locandine italiane – tra l’altro era una cosa che avevamo cominciato a fare proprio noi anni fa e che ci veniva contestata allora, pensi un po’, come scelta troppo retrò e vetero. Credo sia abbastanza inutile discutere sui gusti di ciascuno, che vanno rispettati come tali. Sui menù invece sicuramente lavoreremo in modo più serrato, credo che lì abbiamo ampi margini di miglioramento.
Nonostante la flessione di vendite a causa della pirateria ed in parte minore a causa dell’avvento del formato Blu-ray, come vede il mercato del dvd nel futuro immediato?
Guardi, da studioso di multimedialità credo siamo in tempi di estrema fluidità tecnologica, dove i cambiamenti, anche repentini, sono all’ordine del giorno. E’ ovvio che il grande sviluppo dell’universo on line ha finito per spiazzare molti, che la pirateria vada affrontata e gestita, che il Blu-ray è arrivato più tardi di quanto fosse prevedibile, che sul 3D c’è una gran confusione. Detto questo, io credo molto nella teoria della rimediazione di Bolter e Grusin, e dunque credo che il Dvd continuerà ad avere un suo spazio anche in futuro. Noi, che lavoriamo su una nicchia molto esigua, paradossalmente risentiamo meno della contrazione del mercato a differenza delle grandi majors.
I cinefili sono incontentabili, lo sapete benissimo anche voi… ci può dare qualche informazione e qualche anticipazione sulla produzione da qui a fine anno? Accordi distributivi in vista? Acquisizioni di capolavori che hanno fatto la storia del cinema? Arriveranno anche film più recenti o la vostra linea sarà quella di dare spazio maggiore comunque ai film degli anni 20/50?
La nostra linea editoriale continuerà a essere rivolta alla produzione più lontana nel tempo, proprio perché alla base delle nostre scelte c’è una forte motivazione culturale, che vale anche per la musica che pubblichiamo, altrimenti faremmo altro, magari in modo più redditizio. Quindi continueremo, come in Italia non fa praticamente nessuno, su quella miniera che è il cinema delle origini, con i capolavori dell’espressionismo tedesco in accordo con la Transit e la Fondazione Murnau, con accordi con Gaumont relativi ai primi film di Renoir e Chabrol, guardando anche verso cinematografie lontane ma fondamentali come quella giapponese, da Ozu a Naruse, o quella scandinava, e continuando a coltivare maestri assoluti come John Ford, Frank Borzage, René Clair e tanti altri, ripeto, in modo non casuale o episodico, ma continuativo e sistematico.
Avete qualche titolo già pubblicato a cui rimetterete le mani per una special edition coi fiocchi?
Sicuramente “Nosferatu” che pubblicheremo in Blu-ray dopo averlo inserito in una versione precedente nella serie di muti rimusicati da musicisti contemporanei come Piovani, Bollani, Rea e Marcotulli. Siamo in attesa che venga compiuto un importante restauro che è in corso da mesi in Germania.
Indichi il titolo che vi ha dato più soddisfazioni, in termini di vendite ma anche di gratificazione professionale.
Direi che l’ultima versione di “Metropolis” risponde ad entrambe le caratteristiche, anche perché in Italia è un film che non ha paragoni con altri capolavori coevi in termini di notorietà e anche di vendite. Devo dire che a parte l’emozione da brivido di potersi finalmente avvicinare a quello che Lang aveva davvero in mente e a ciò che videro a Berlino nel gennaio del 1927, con il recupero dei 28 minuti sinora ritenuti perduti e recuperati fortunosamente in Argentina, ho presentato il cofanetto e il Blu-ray in molte librerie italiane e in varie università e ho trovato una passione e una curiosità, specie da parte dei più giovani, che non può che essere un’iniezione di fiducia per farci continuare nel nostro lavoro.
data: 04/06/2011