Cronache dalla sala – “Battleship”, “Quasi amici”…
…e i Blockbuster da strapazzo.
E’ dura fingere indifferenza di fronte al cinema di cartone che in questi ultimi anni proviene dall’America. Eppure nonostante l’oggettivo valore di certe produzioni cinematografiche made in USA, il marketing martellante continua a mettere in fila tanti appassionati frequentatori di Multiplex che, un po’ per noia e un po’ per abitudine, non riescono fare a meno del flusso psichedelico che frulla sul grande schermo.
Se è vero che esiste la cromoterapia (ovvero l’utilizzo dei colori per dare equilibrio al corpo e alla psiche) si è portati a pensare che gli incessanti bagliori presenti negli oltre 130 minuti di “Battleship” possano rappresentare un efficace lenitivo per l’abbattimento delle ultime difese critiche presenti nella coscienza dell’individuo.
Il mastodontico progetto cinematografico marchiato Hasbro, distribuito da Universal e diretto da Peter Berg, è liberamente tratto dal gioco della battaglia navale. Per questo kolossal, già campione di incassi, si prevede un sicuro seguito… ispirato al ruba-bandiera!
Non ci sono più le favole di una volta… in attesa della seconda rivisitazione della storia di Biancaneve “Biancaneve e il cacciatore”, che sarà interpretata da Charlize Theron e Kristen Stewart, per ora ci dobbiamo accontentare di quella con Julia Roberts, matrigna cattiva ma non troppo, alle prese con un cine-brodino per famiglie stracarico di velleità.
“Siamo uomini o pupazzi videoludici”?
Per chi pensa che le trame degli “sparatutto” su Playstation siano poco profonde, guardare “Act of Valor” per credere, una guerra moderna liberamente tratta da un videogame! Ma a proposito di pupazzi ci chiediamo che cosa resterà dell’algido e tenebroso vampiro di “Twilight” Robert Pattinson, il bello a tutti i costi del cinema americano che in “Bel Ami – Storia di un seduttore” inanella una serie infinita di (in)espressioni da far impallidire Richard Gere.
Non sono certo i tempi migliori per il cinema d’oltreoceano, per ora l’unica speranza per gli addetti ai lavori è che “The Avengers” il super gruppo di Vendicatori Marvel in uscita a breve, possa partorire almeno cinque seguiti e magari una dozzina di spin-off.
Se Hollywood non ride e l’Italia torna ai film inchiesta con “Romanzo di una strage” e “Diaz”, la Francia per ora sembra essere l’isola più felice. Dopo il premio Oscar con “The Artist”, ora è la volta del campione di incassi “Quasi amici”, un film astuto e vincente, che grazie al passaparola, ha saputo raccogliere entusiastici consensi.
Già opzionato dall’America per un imminente remake in salsa a stelle e strisce, “Quasi amici” di Olivier Nakache e Eric Toledano è la storia di un paraplegico miliardario e del suo badante di colore, due opposti sapientemente miscelati che riescono a produrre un ingegnoso effetto empatico sul pubblico in sala. La regola degli opposti, formula canonica della commedia, è presente anche in un altro apprezzato film francese di questo periodo “Il mio migliore incubo” di Anne Fontaine con Isabelle Huppert e Benoît Poelvoorde: lei donna di classe, lui volgare e libertino. Nulla di trascendentale, ma almeno i francesi con queste opere, a tratti un po’ spocchiose, continuano comunque a dare dignità al valore produttivo della cinematografia di casa. Al contrario di noi che siamo passati in pochi decenni dalla commedia all’italiana al cine-panettone, i cugini d’oltralpe una volta rimasti orfani della Nouvelle Vague, senza disperdersi troppo e con un po’ di sano nazionalismo, non hanno mai mollato quella colta e raffinata idea di cinema. D’altronde la Francia ha sempre dato grande attenzione alla società dello spettacolo e alla cultura audiovisiva in generale a tal punto da aver portato materie come “Storia del cinema” e “Tecnica dei linguaggi audiovisivi” direttamente sui banchi di scuola. A quando da noi?
data: 18/04/2012