dal 1999 testimone di un’evoluzione

Dal booklet interno: “Ricollegandosi alla tradizione dei fantasy anni Ottanta girati con l’ausilio del Rotoscope da Ralph Baskshi, i realizzatori di The Spine of Night, Philip Gelatt e Morgan Galen King, fanno propria anche l’amalgama di fanta-epica & orrore che era alla base di Fire and Ice, ma anche e soprattutto del precedente Heavy Metal di Potterton, dal quale viene probabilmente ripresa l’idea di un “Principio del Potere” concentrato in un’entità che esiste fin dalla notte dei Tempi. (…) Il

“Adattando per il grande schermo il romanzo di Honoré de Balzac, Xavier Gianolli (A l’origine, Superstar, Marguerite) sceglie di isolare quasi solamente la parte centrale, eliminando interamente alcuni personaggi e buona parte della storia e facendo del racconto ambientato negli anni della Restaurazione post-napoleonica, un affresco decadente sulla nascita della moderna stampa popolare. Il protagonista unico diventa così Lucien Chardon, orfano di padre, costretto a lavorare in una tipografia di provincia ad Angoulême, nonostante il suo sogno sia quello di

Il gatto di Luigi Comencini (1977) è il film che fece vincere il terzo David di Donatello a Mariangela Melato, le musiche sono di Ennio Morricone e le scenografie sono del premio Oscar Dante Ferretti. “Amedeo ed Ofelia, fratello e sorella, hanno due beni in comune: un gatto soriano e un decrepito palazzo abitato da un’orda di bizzarri affittuari. Un giorno un’agenzia immobiliare offro loro la mirabolante somma di 500 milioni a testa in cambio del loro stabile. Per incassarla, però,

“Dopo Io sono Li e molti documentari, Andrea Segre continua ad affrontare i temi del cambiamento e dell’identità veneziana (meglio: della perdita di identità) con Welcome Venice, scelto per inaugurare le «Notti Veneziane degli Autori». (…) Sceneggiato dal regista Marco Pettenello con bella misura e giusta distanza da tentazioni melodrammatiche, il film sa mettere in scena il dramma di una città e di una cultura, divise tra le sirene di una modernità redditizia ma anonima e una tradizione affascinante ma

Le vie dell’action-thriller sono infinite, o quasi, e il cinema sudcoreano le sa percorrere a occhi chiusi. Dal punto di vista delle strutture narrative e, naturalmente, dal punto di vista stilistico. Pensiamo a The Chaser. Pensiamo a The Man from Nowhere. Pensiamo ai tanti cult che gli appassionati conoscono a memoria. The Gangster, The Cop, The Devil, però, non si accontenta e moltiplica tutto per tre: l’elemento crime, l’elemento poliziesco, l’elemento noir. Più che l’ennesima variazione sul tema, un appassionante