dal 1999 testimone di un’evoluzione

Nel 2024 arriverà nei cinema il sequel di Ferie d'agosto, uno dei film più divertenti e corrosivi di tutta la carriera del regista livornese Paolo Virzì. Si intitolerà "Un altro ferragosto” e sarà distribuito da 01 Distribution. Mustang riporta sugli scaffali home-video l'opera numero due di Virzì, uscita nel 1996, fuori catalogo ormai da moltissimo tempo. Si era parlato di un nuovo master in alta definizione ma né sulla fascetta né sul disco sono state inserite informazioni tecniche…

Mario Soldati è ormai riconosciuto come uno dei grandi narratori del Novecento italiano, scrittore raffinato, geniale creatore di intrecci, maestro di investigazioni morali, delibatore di colpi di scena. Di recente, tuttavia, anche il suo lavoro di regista è tornato all’attenzione della critica per la modernissima capacità di muoversi nei meccanismi produttivi del cinema italiano. Dopo gli esordi come regista di squisite commedie sotto il fascismo, e dopo classici come “Piccolo mondo antico” e “Malombra”, Soldati ha realizzato film eccentrici e

Mario Soldati è ormai riconosciuto come uno dei grandi narratori del Novecento italiano, scrittore raffinato, geniale creatore di intrecci, maestro di investigazioni morali, delibatore di colpi di scena. Di recente, tuttavia, anche il suo lavoro di regista è tornato all’attenzione della critica per la modernissima capacità di muoversi nei meccanismi produttivi del cinema italiano. Dopo gli esordi come regista di squisite commedie sotto il fascismo, e dopo classici come “Piccolo mondo antico” e “Malombra”, Soldati ha realizzato film eccentrici e

“Pulse – Kairo [Kairo, 2001] rappresenta il maggior contributo di Kiyoshi Kurosawa al genere del kaidan eiga, nella declinazione riveduta e corretta alla luce di nuove inquietudini che si affermò tra la fine degli anni novanta e i primi duemila sulla scia del successo commerciale di titoli come Ring [Ringu, 1998] di Hideo Nakata e Ju-on [id., 2000] di Takashi Shimizu. Sebbene però Kurosawa si possa considerare a tutti gli effetti il padrino di quello che sarebbe stato poi denominato

“La prima lunghissima ripresa ad accompagnare i titoli di testa (una fluida visione aerea e notturna di Milano della durata di circa cinque minuti) sgombra subito il campo da qualunque dubbio avesse attanagliato chi è entrato in sala pensando di trovarsi di fronte il Favino confuso ma fondamentalmente onesto tipico dei drammi a sfondo sentimentale da lui interpretati. L’ultima notte di Amore, al di là del titolo volutamente fuorviante, è un prodotto insolito che si lega a una recente tendenza