dal 1999 testimone di un’evoluzione

“All'inizio degli anni Novanta il giovane Mariano Baino fece un gran parlare di sé all'interno del circuito horror indipendente (non in Italia, però): filmaker con all'attivo un cortometraggio di successo prodotto in Inghilterra (Caruncula, 1990), nel 1994 realizza grazie a capitali inglesi e russi il suo primo e ad oggi unico lungometraggio, Dark Waters. Secondo alcuni si tratta del più importante horror degli ultimi quindici anni, per altri invece è un noioso e sovrastimato prodotto di serie B: la verità

“Non può essere un caso se anche il cinema americano indipendente sta iniziando (o tornando, dopo gli anni d’oro dei Penn, degli Hasby, dei Mulligan) a confrontarsi con i grandi temi sociali che attraversano l’America. A diventare più direttamente e orgogliosamente politico. Non solo come possibile reazione a Trump e all’idea di società che veicola (due anni di presidenza più uno di campagna elettorale sono già un tempo possibile per accendere le prime, possibili «risposte» cinematografiche) ma come una più

È un vero e proprio cult questa pellicola firmata Lina Wertmüller uscita nelle sale italiane nel lontano 1974. Cult grazie soprattutto all’indimenticabile e strepitosa performance della coppia d’attori formata da Giancarlo Giannini e Mariangela Melato anche se purtroppo la filmografia dell’eclettica regista romana, accompagnata sempre dai suoi caratteristici e ormai iconici occhiali da vista bianchi, è stata per anni bistratta da una parte della critica… Recuperate questo film, è ancora oggi fresco e spumeggiante come nel 1974, anzi sta invecchiando

“Siamo a Los Angeles e accanto agli umani vivono i pupazzi, solo che tra i due non corre buon sangue, c’è diffidenza dai primi verso i secondi. Quando una serie di morti che hanno a che fare con l’industria dello spettacolo attira l’attenzione della polizia una donna pupazzo si rivolge ad un investigatore privato per fare chiarezza.Se si scambiano pupazzi con cartoni animati, e se si mette un umano nei panni del detective invece di un pupazzo, è esattamente la

“Il film nasce da una frase di Talleyrand, messa nel film come un’epigrafe, nero su bianco, alla fine dei titoli di testa muti. È una frase non letta ma sentita, da molto tempo. Io sono borghese fino alle cellule più infinitesimali, sono socialmente un borghese, e questa frase mi intrigava molto: «chi non ha conosciuto la vita prima della rivoluzione non sa che cosa sia la dolcezza di vivere». Dunque, la prima cosa che mi colpiva ai tempi in cui