dal 1999 testimone di un’evoluzione

“In un buon istituto tedesco, la professoressa Carla Nowak (Leonie Benesch, un’interpretazione di precisione chirurgica) insegna matematica ed educazione fisica a una seconda media: è preparata, coinvolgente, amata, usa una maieutica che ogni volta va a segno con gli studenti. L’innesco della deflagrazione del conflitto è un piccolo consiglio disciplinare – nel quale sono chiamati a discutere anche due studenti rappresentanti di classe – convocato per scoprire chi è responsabile di alcuni piccoli furti che avvengono a scuola. Da lì

“L’assoluta libertà di scrittura e di messa in scena che ritroviamo in Enea, secondo film di Pietro Castellitto dopo l’esordio de I predatori, sorprende e spiazza, e in qualche modo attrae, incuriosisce. È innegabile, infatti, che per lunga parte del film il giovane Castellitto riesca a restituire una ricchezza di linguaggio – e di scarti imprevedibili di toni – cui non siamo abituati in certo nostro cinema sempre un po’ asfittico. Certo, in realtà, le cose stanno cambiando; si pensi

“I segreti di Twin Peaks”, due stagioni uscite nei primi anni 90 che hanno segnato la storia della televisione. Una serie evento che è diventata immediatamente cult. A distanza di 26 anni arriva, a sorpresa, una terza stagione, questa volta interamente diretta da David Lynch e che viene considerata, a tutti gli effetti, come un film di 18 ore, osannato addirittura dai Cahiers du Cinema che l’hanno celebrato prima come miglior film del anno e successivamente come miglior film del

“A scanso di equivoci, Amy non fu una gemma nata nel fango, ma cresciuta a pane e jazz sin da bambina da una famiglia di musicisti, cosa che ha fatto particolarmente piacere ricordare a papà Winehouse, qui visto come un amorevole genitore che ha fatto di tutto per salvare la figlia. Confrontando questo film con il documentario di Asif Kapadia vincitore dell’Oscar qualche dubbio sorge a proposito del fatto che la verità stia quantomeno nel mezzo. Ma appunto, il film

“In definitiva The Wizard è un film che oggi viene visto come un po’ sorpassato, certamente studiato a fini commerciali e per certi versi approssimativo. Ma per esempio l’idea di rappresentare un problema di salute mentale espresso tramite attività videoludica è pionieristica e rischiosa, ben “giocata” si può dire, e conferisce al film un certo spessore anche a distanza di tanti anni. I personaggi sono ben scritti, la struttura da road movie s’inserisce in una certa tradizione filmica americana e

“Gracie vive a Savannah, Georgia, con il secondo marito e due dei suoi figli. La sua casa è ordinata meticolosamente, come la sua vita. La famiglia di Gracie però non è una famiglia normale: la sua relazione con Joe ha vissuto l’onta delle prime pagine dei giornali scandalistici e le è costata un passaggio in prigione. All’inizio della loro storia lei era adulta e lui appena un tredicenne, sedotto “consensualmente” nel magazzino di un negozio di animali. A turbare questa