dal 1999 testimone di un’evoluzione

La canzone dell’amore

(RHV)

DATI TECNICI: 4:3/1.37:1 – DD 2.0 dm (ita)

La storia dice che il cinema sonoro è ufficialmente debuttato con “Il cantante di jazz”, film americano del 1927 ma sarebbe più corretto fare distinzione tra cinema sonoro e cinema parlato. Sì, perché i primi esperimenti di cinema sonoro, quindi non obbligatoriamente con la presenza dei dialoghi, erano già presenti ad inizio secolo, in alcuni casi anche da prima. I due primi sistemi “commerciali” che riuscirono ad imporsi furono quelli della 20th Century-Fox e della Warner Bros. che avevano sviluppato rispettivamente il sistema Movietone e il Vitaphone, seguiti a ruota dalla Paramount con il loro Photophone. Poi ci sarebbe da approfondire la questione del suono, se registrato direttamente in pellicola, anche perché il cinema muto non è mai stato “silenzioso”, la musica era presente ma con l’unica differenza che era suonata dal vivo, a volte con scelte piuttosto discutibili. “La canzone dell’amore” è il primo film sonoro parlato del cinema italiano quindi, a prescindere dal valore del film in sé, è importantissimo a livello storico. E chi lo poteva portare in home-video se non la RHV? Il film è stato pubblicato nella collana Perduti nel buio nel 2019 e finalmente possiamo scoprire (per qualcuno magari riscoprire) questo tassello fondamentale per il cinema italiano con la garanzia della qualità che hanno sempre offerto i prodotti della casa romana.

Il film parte in maniera difficoltosa visto che la sequenza dei titoli di testa è piuttosto rovinata, ma ricordiamo che stiamo parlando di un film che ha sulle spalle la bellezza di 94 anni! Una volta terminata la sequenza la qualità di riproduzione video si assesta su livelli piuttosto alti grazie ad una buona definizione, ad una valida stabilità della pellicola e ad un’impeccabile calibrazione della gamma dei grigi. Un buon lavoro è stato svolto anche nella pulizia e nel restauro della colonna sonora, ottimo soprattutto per la pulizia delle voci, un lavoro di rimasterizzazione decisamente riuscito! Dal libretto interno: “il telecinema digitale è stato realizzato a partire da un “lavanda” sonoro conservato dalla Cineteca Nazionale di Roma. Il formato immagine 1,19 è il formato di proiezione dell’epoca. Il formato di ripresa era a fotogramma pieno che veniva ridotto per inserire la colonna sonora. La pellicola è stata rigenerata e preservata ma non restaurata.” Come extra, oltre al libretto di approfondimento, troviamo il filmato della rivista Cines (11’) originariamente distribuito proprio insieme al film e il cortometraggio del 1930 “Arietta antica” (5’) diretto da Mario Almirante, una seconda gemma preziosa! Edizione grandiosa, con qualche lieve difetto, ma considerando tutto non possiamo esimerci da assegnargli il massimo.

VOTO:    5   

data pubblicazione: 04/2024